Catenacci: «L'Intersociale non muore mai»

L’Intersociale riapre i battenti. Pronto a ripatire, dopo lo stop forzato causa pandemia, il torneo amatoriale più seguito, dal fascino romantico legato alla sua lunga storia. Proprio di passato – e futuro – parla il presidente Giuseppe Catenacci, da sempre in prima linea nel ruolo prima di calciatore e poi di rappresentante di una competizione che appassiona pubblico e protagonisti.
 

Presidente, come nasce l’idea del torneo Intersociale?
«Da un’iniziativa di un giornalista del Roma, Sergio Capece Minutolo, uomo di molteplici interessi, amante del calcio. La prima genitura del torneo fu tra circoli sportivi come il Tennis Vomero, il Circolo Nautico, e istituti scolastici, tra cui il liceo Umberto e il Vittorio Emanuele. La competizione amatoriale suscitò tanto interesse che si costituirono subito molte squadre pronte a partecipare alle gare. Dopo Capece, c’è stata una generazione di nuovi manager, tra cui il Direttore Antonio Sasso, che curavano non solo l’organizzazione ma anche l’informazione. Ricordo quando la domenica mattina uscivo presto di casa per comprare il Roma, sicuro di incontrare almeno venti amici ai vari caffè, tutti impegnati a leggere gli articoli, tra analisi “critiche” e sfottò».
 

Da quanti anni il torneo va avanti?
«Siamo registrati come il torneo amatoriale più antico, sono sessantatré anni che l’Intersociale imperversa nel mondo sportivo napoletano, dal 1958 senza mai fermarci. In tempi recenti la competizione ha assunto i connotati delle competizioni moderne. Abbiamo mutuato quasi una professionalità nell’organizzazione, ma lo spirito amatoriale è permanente. L’entusiasmo resta quello di vedere lavoratori e professionisti ritrovarsi in campo la domenica mattina rinfrancandosi».
 

Ai tornei hanno preso parte calciatori di un certo calibro.
«L’Intersociale ha una storia e una tradizione di calciatori professionisti che hanno partecipato alle competizioni. Molti avevano militato nel Napoli come: Sivori, Vinício, Pesaola, Cané e tanti altri. Questo alimentava la passione e il seguito, il torneo era come un’appendice del campionato di Serie A, un calcio pulito e disinteressato che coinvolgeva moltissimo».
 

Dopo lo stop Covid, quando e come si ripartirà?
«La 62esima edizione del torneo Junior non è stata assegnata per i noti fatti della pandemia ma la nostra volontà è sempre stata quella di voler ricominciare. Le squadre rispetteranno un protocollo rigido per la sicurezza, seguendo tutte le normative sanitarie. Avevamo programmato altre date per la ripresa ma ci siamo scontrati con la difficile realtà organizzativa per la lotta al Covid. Ora siamo pronti, il nostro regolamento è stato approvato dalla Figc, il 30 ottobre è la data certa di partenza».
 

Intanto si è già partiti con i preliminari di Coppa, come da consuetudine.
«La gara di Coppa Roma, normalmente portata avanti alla fine dei campionati, tra l’inizio di un’annualità e di un’altra. In principio l’Intersociale era un girone unico, ma già dopo le primissime edizioni si creò una rivalità tra squadre che rappresentavano realtà cittadine e allora le dimensioni diventarono sempre più ampie tanto da far nascere competizioni e tornei paralleli. Da qui l’idea della Coppa, in onore del giornale che la domenica ci faceva divertire, avere il Roma al nostro fianco fa parte della nostra tradizione».
 

Il suo augurio per il futuro dell’Intersociale
«Dare vitalità piena al torneo, creare le condizioni per quei momenti di libertà, dove tutti possano togliersi le “maschere” e le mascherine. Medici, avvocati, operai, tutti a portare avanti la loro passione con amore e leggerezza. Questo 30 ottobre è nostro, non ce lo toglie nessuno, in maniera sicura, sarà per noi la più bella festa».